Mercoledì, 06 Dicembre 2023
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Recensione degli spettacoli Sbranarsi e Pulsazioni in scena a Recherche dal 28 al 29 aprile 2023

 

Due spettacoli dalla genesi molto diversa, scritti però dalla stessa mano e interpretati dalle medesime attrici: si tratta di Sbranarsi e Pulsazioni, presentati per la prima volta come un dittico - antitetico eppure ideale - a Roma.

Sbranarsi è un viaggio luciferino all’interno del corpo e della psiche di quattro figure femminili: poche parole, sparse come macigni, a cui corrispondono pelle, muscoli, sudore, bellezza. È uno spettacolo che non vuole raccontare una storia: è lo spettatore a tracciarne una in base alle sensazioni suscitate da ciò che guarda; non è nemmeno semplice teatrodanza: troppo viscerale per rimanere sulla superfice dei movimenti. Lo si capisce nell’istante stesso in cui le quattro attrici entrano in scena, ognuna esprimendo un’emozione diversa così come diverso è lo sforzo dei tendini e dei sentimenti chiamati in causa. Lo si potrebbe definire una indagine artistica sul femminile che si ama, si ferisce, si tradisce e si sbrana per potersi aprire all’altro. Altro che, forse, non sarà mai in grado di contenerlo, quindi di comprenderlo del tutto. Baccanti, sirene, amazzoni, furie: le quattro donne si incontrano e scontrano potentemente, sino a quasi collassare su se stesse come altrettante supernove. C’è una fame in loro che non si sazierà mai: la stessa che le tiene vive e impedisce si consumino. 

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Recensione di Turandot di Giacomo Puccini in scena al Verdi di Trieste dal 12 maggio al 21 maggio 2023

 

La Stagione d’opera e balletto del Verdi si chiude con Turandot, titolo amatissimo dal pubblico triestino che ha riempito in ogni ordine di posti il teatro nella recita cui abbiamo assistito.

Diciamo subito che i lunghi applausi e le acclamazioni finali, alcune francamente di complessa comprensione, sanciscono un ampio successo complessivo, che però merita dei distinguo.

Cominciamo dalla parte musicale. Il direttore, Jordi Bernàcer,  sceglie una lettura concitata, con volumi tuonanti ,che spesso mettono in difficoltà alcune delle voci.

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Recensione de Il malato immaginario in scena al Teatro Prati di Roma dal 14 aprile al 4 giugno 2023 

 

Nel 1673, Jean Baptiste Poquelin, meglio noto come Molière, mette in scena l'ultima delle sue più note  commedie, cioè Il malato immaginario: testo rimasto nella leggenda non solo per diventare la satira per eccellenza nei confronti di ipocondriaci e medici incapaci, ma anche perché il celebre autore morì in scena mentre interpretava il ruolo del protagonista. 

Nei secoli, molti registi e attori hanno omaggiato e ridato vita alla commedia di Molière. Solo per  citarne alcuni: André Ruth Shammah, Peppino de Filippo, Paolo Bonacelli, Alberto Sordi, Emilio  Solfrizzi, Aldo Giuffrè. Dal 14 aprile, al Teatro Prati di Roma, anche Fabio Gravina ha portato sulle  scene un suo adattamento dell'opera. La trama è fedele all'originale: vi consigliamo di leggerla, qualora non l'aveste fatto, poiché è un vero  classico del Teatro. 

Nell'adattamento di Gravina vediamo subito delle novità. In primis l'arredamento. La scenografia di Francesco De Summa ci porta non nel seicentesco passato francese, ma ad un liberty italiano, quasi  anni '30. Si capisce subito che non è una – perdonate il termine – “scenografia pigra”, cioè messa lì  perché la ricerca era complicata. C'è un'armonia da seguire. Anche i costumi, infatti, si adattano bene  allo stile delle scene. Esempio ci viene donato, oltre che alla divisa militare di Bernardo (Iannone), con  i suoi stivali quasi tipici di una prima milizia fascista; anche dalle gonne delle protagoniste e alle  ballerine della giovane Angelica (Religioso).

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Recensione dello spettacolo L’attimo fuggente in scena al Teatro Sala Umberto dal 9 al 14 maggio 2023

 

Portare in scena un classico tra i più acclamati della storia della cinematografia mondiale come “L’attimo fuggente” non è una passeggiata: la sceneggiatura originale di Tom Schulman, infatti, è stata scritta appositamente per il lungometraggio e ha dato vita a un vero cult. Adattare un testo del genere per il teatro non solo è un’ardua impresa ma anche una grande responsabilità. È innegabile, infatti, come la transizione di un’opera cinematografica sul palcoscenico possa essere difficile da digerire per lo spettatore, soprattutto quando questa riguarda un evergreen. 

Di fronte a tale operazione, però, il regista Marco Iacomelli non si è tirato indietro e ha dimostrato che sono le sfide impossibili quelle da cui si può ottenere di più e con una maggiore soddisfazione. Partendo dalla sceneggiatura nuda e cruda, senza passare dal film diretto da Peter Weir, Iacomelli ha deciso di riportare in auge quel Carpe diem a tanti così caro: ha ridotto a sei sedie la scenografia, ha tagliato le scene poco funzionali alla trama principale, e così ha focalizzato l’attenzione sui sei ragazzi, sulla loro amicizia, la loro adolescenza e il loro rapporto con il professor Keating. 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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