Venerdì, 19 Aprile 2024
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Recensione dello spettacolo l’Origine del mondo: ritratto di un interno in scena al Teatro Argentina di Roma dal 22 al 28 marzo 2024

 

 

“Ma ridi. Ridi! Sei tanto bella quando ridi.” Lucia (Mascino), entra in scena al secondo atto, vorticosamente. È una madre, e una nonna, che cerca maldestramente e senza riuscirci di spronare una figlia, Concita, risucchiata nel buco nero dell’apatia: “É successo di nuovo”.  “Devo ricominciare da capo”. Così Concita (De Gregorio), con un timbro di voce inconfondibile, come inserita in un quadro, una scenografia impeccabile dallo sfondo blu notte, che rende vischiosa persino nel pubblico in sala la percezione di uno stato di disagio, apre la prima scena di un racconto complesso e complicato, colmo di rimandi letterari e filosofici, che indaga la natura umana e la sua solitudine, le sue fragilità, nella moltitudine dei rapporti interpersonali.

Concita De Gregorio, Lucia Mascino e Alice Redini, che interpretano nell’ordine, ognuna perfettamente calata nel proprio personaggio, la madre, la nonna e la figlia/psicoterapeuta, sono le protagoniste di uno spettacolo integralmente al femminile, denso, profondo e leggero al tempo stesso, scritto e diretto in tre atti da Lucia Calamaro, alla sua seconda edizione dell’Origine del Mondo: ritratto di un interno, presentato al Teatro Argentina di Roma dal 22 al 28 marzo.

Origine del Mondo è un’istantanea sulla società contemporanea, costellata da problematiche sociali e relazionali sempre più gravi e compromesse. Un’indagine sulla solitudine, sul dolore e la sofferenza, sull’incapacità di rapportarsi con l’altro da sé e la necessità spasmodica della ricerca dell’isolamento e del distacco; sul rapporto ambivalente, a volte simbiotico e a volte conflittuale tra genitori e figli; sui disturbi alimentari e sulle manie, e infine sulla depressione, “la malattia del secolo”. 

L’intento della regista è quello di rappresentare con un taglio “cabarettistico” e accessibile, ma senza mai banalizzarlo e proponendo infine una catarsi evangelica, uno spaccato familiare difficile, nel quale chiunque può tuttavia riconoscersi, compromesso dalla ricaduta di una donna, Concita, madre di una ragazza adolescente adultizzata (Alice) e figlia, a sua volta, di una figura materna ingombrante (Lucia), in uno stato depressivo che la immobilizza all’interno delle mura di casa.

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Recensione di ‘Nabucco’ Giuseppe Verdi, in scena a Trieste dal 22 al 30 marzo 2024

 

Il Verdi di Trieste, in questa Stagione Lirica e di Balletto decisamente non scontata, propone un titolo di grande presa: Nabucco.

Un successo annunciato, come testimonia il fatto che da settimane il teatro è sostanzialmente esaurito.

Il cast è di grande impatto: la regia di Giancarlo Del Monaco, le scene ed i costumi di William Orlandi, la direzione di Daniel Oren, le voci di Burdenko, della Siri, di Ventre.

 Diciamo subito che l’esito, a giudicare dagli applausi, è stato trionfale.

In realtà , a nostro parere,  sullo spettacolo vanno fatte molte considerazioni e non tutte positive.

La premessa è che l’impressione ricevuta è che queste grandi personalità più che lavorare insieme all’allestimento, vi abbiano partecipato contemporaneamente.

Sono mancati, ci pare, il coinvolgimento, la narrazione ed anche la platea ha dato la sensazione che l’ammirazione per la prova fornita abbia  avuto il sopravvento sul reale coinvolgimento emozionale.

A riprova che non bastano i migliori ingredienti per un buon piatto: ci vuole anche la giusta ricetta e deve essere ben realizzata.

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Recensione di ‘Da questa sera si recita a soggetto’, in scena dal 20 al 23 marzo 2024 nei teatri della rete ERT Friuli Venezia Giulia

 

In questi giorni l’Ert, Ente Teatrale Regionale del Friuli Venezia Giulia, ospita le nuove tappe della tournée regionale dello spettacolo ‘Da stasera si recita a soggetto. Il metodo Pirandello’, il nuovo lavoro di Paolo Rossi, del quale firma l’ideazione,  la drammaturgia, assieme a Carlo G. Gabardini e la regia.

L’idea è quella di una rilettura dei temi pirandelliani, in modo particolare della maschera,  affrontati attraverso una festa alla quale sono chiamati a partecipare  tutti i presenti, attori e pubblico.

Riassunta in questo modo, sembra poca cosa.

In realtà siamo davanti ad uno spettacolo travolgente, ironico, meditato, pregno di riferimenti interessantissimi e che merita di essere visto.

Un annuncio registrato comunica che i presenti possono fotografare, riprendere, registrare, senza limitazioni.  Tanto per porsi subito controcorrente, per proclamare il proprio non essere allineato. L’unica richiesta è, nel caso suonino i telefonini, permettere agli attori di rispondere alla chiamata.

Rossi, che in questa occasione riesce ad essere coerente con la pluridecennale carriera senza risultare né autoreferenziale, né  prevedibile, è il capocomico di una sconclusionata compagnia di artisti chiamati ad improvvisare, in un continuo gioco metateatrale,  sulle tematiche suggerite dai testi di Pirandello, peraltro presente in una reincarnazione canina, ma anche  stimolato dalle sollecitazioni della platea, coinvolta sia in divertenti quanto assurdi numeri di danza, che in brevi performance attoriali.

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Recensione dello Spettacolo “Racconti di strada: s.f.d. ovvero senza fissa dimora”, in scena al Cantiere Teatrale di Roma dal 15 al 17 marzo 2024 

 

Luisa ha due figli, Clara e Saled, avuti da due relazioni amorose, entrambe senza lieto fine. Caduta in disgrazia alla separazione dall'ultimo uomo, è costretta a vivere di espedienti, per strada, perdendo la custodia dei figli. Negli anni, Luisa riscatta la sua posizione e crea l’associazione Angeli della Strada, di cui diventa Presidente, dimostrando l'importanza di costruirsi un'indipendenza economico-finanziaria, ma anche di liberarsi dalla dipendenza sentimentale e psicologica. Incontra spesso Clara e una volta al mese raggiunge l'altro figlio in Tunisia. In un altro mondo e in un altro tempo, altri due fratelli subiscono sin dall'infanzia la violenza del padre e la cattiveria della madre, crescendo con l'impronta di un pugno che buca la vita più che lo stomaco. Il fratello più grande eredita dalla madre la cattiveria e, alla morte dei genitori, fa di tutto per espropriare la sorella della casa in cui sono cresciuti, unico bene immobile e garanzia di una stabilità economica. 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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