Mercoledì, 29 Marzo 2023
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Recensione dello spettacolo Questioni di prestigio in scena al Teatro Olimpico dal 28 febbraio al 5 marzo 2023

 

La satira è un potentissimo strumento per guardare alla società con sguardo ironico e tagliente mettendo a fuoco le assurdità, le contraddizioni e le sbavature della realtà che ci circonda. Si arriva al Teatro Olimpico per ridere e si ride fino alle lacrime, ma nel contempo s’insinua anche una sottile amarezza scaturita dal quadro politico, ambientale, sociale, personale delineato dalla protagonista. Sotto la lente d’ingrandimento mordace l’analisi del nuovo governo con a capo il presidente che vuole essere appellato direttamente Giorgio Meloni. L’esilarante imitazione di Francesca Reggiani crea un personaggio delirante, ego-centrato, che parla con stile tronfio sotto un’abbondante parrucca bionda e dagli occhi spalancati. Non viene risparmiata neanche l’opposizione, di cui dovrà occuparsi la trasmissione di Chi l’ha visto? Qualche speranza arriva dall’elezione del nuovo leader del Pd, Elly Shlein, già solo per il fatto di essere stata educata in Svizzera qualche rapporto con le regole ce l’avrà! A questo punto l’attrice si diverte a sviscerare aspetti e difetti dell’italiano medio per cui le regole sono solo un consiglio.

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Intensa edizione del capolavoro belliniano al Verdi

Recensione de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 24 febbraio al 5 marzo 2023

 

‘I Capuleti e i Montecchi’ era un titolo popolarissimo a Trieste a metà dell’Ottocento : venne allestito ben sette volte  in poco più di venti anni, dal 1831 al 1853. Poi un lungo oblio, interrotto da una ripresa nel 1974 con un cast che vedeva una luminosissima Ricciarelli nel ruolo di Giulietta ed il troppo poco ricordato tenore Veriano Luchetti come Romeo, secondo un costume oggi abbandonato di affidare la parte ad una voce maschile invece che al registro mezzosopranile.

A quasi cinquanta’anni  il titolo finalmente ritorna al Verdi, in un  allestimento noto, che vede il coinvolgimento della fondazione Arena di Verona, il Teatro La Fenice e la Greek National Opera.

La regia di Arnaud Bernard presenta una lettura  che potremmo definire metateatrale, piuttosto originale, anche se non del tutto inedita:l’opera viene ambientata in un Museo in ristrutturazione. I personaggi escono dai quadri, si muovono con movimenti  forzati, plateali, che ripropongono i gesti delle  figure che popolano i dipinti di Hayez, vere icone pittoriche ai tempi di Bellini.

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Recensione dello spettacolo “Partenza in salite” in scena a teatro dell’Auditorium alla fratta a San Daniele del Friuli il 17 febbraio 2023

 

Corrado e Camilla Tedeschi in un piacevole testo, fra paure e battibecchi

 

Corrado Tedeschi  è un nome di grande popolarità, tanto che la sua entrata in scena viene accompagnata da un applauso dal pubblico dell’Auditorium alla Fratta a San Daniele del Friuli, più televisiva che teatrale, nonostante gli oltre venti anni di frequentazione assidua dei principali palcoscenici italiani.

Conscio dell’affetto del pubblico, mette in scena sé stesso, come spiega alla fine della serata: il protagonista è un attore di successo, un po’avanti con gli anni ma non ancora vecchio, con una figlia trascurata e rancorosa che ritrova per delle lezioni di guida, una moglie  presto abbandonata, tante fidanzate, l’ultima una ballerina brasiliana, un bugiardo seriale, eterno peter pan. Ma anche un uomo chiamato a fare i conti con una malattia, una operazione, ansie, preoccupazioni.

Poteva venirne fuori un polpettone melenso, una specie di telenovela stucchevole per offrire al genitore famoso  una riabilitazione morale, invece è un lavoro grazioso, delicato, che non assolve e non condanna nessuno, piacevolmente onesto e cinico,  con un buon testo che cerca di mettere a confronto l’educazione di facciata, formale e stucchevole del padre con  la ruvida comunicazione non sempre verbale della figlia. Un viaggio  insieme che solidifica un rapporto che non si era mai rotto, ma che  accanto a delle gustose, ma mai scontate, risate, offre momenti di melanconia ed un finale che guarda al futuro.

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Recensione di ‘Magazzino 18’ di  Cristicchi  in scena al Teatro Rossetti di Trieste dal 9 al 12 febbraio 2023

 

Intensa edizione del lavoro sull’esodo forzato dei Giuliani Dalmati 

 

Esistono messe in scena che in un dato momento ed in uno specifico luogo assumono un significato particolare. ‘Magazzino 18’ è uno di questi.

 Lo spettacolo è nato dopo una visita che Simone Cristicchi fece all’omonimo spazio all’interno del Porto Vecchio di Trieste che conservava le testimonianze di una quotidianità rapita agli esuli italiani, strappati dalla loro casa, da una vita spesso umile e sempre di grande fatica, costretti ad una diaspora su cui si taceva vergognosamente, sicuramente dolorosa e violenta, anche se meno allucinante del destino degli infoibati, lasciati rantolare nel fondo di una buca carsica, condannati per la colpa grave di esistere, spesso avvolti nel filo spinato ruggine ed aguzzo e, quel che forse è peggio, seppelliti da un velo di ignobile silenzio delle istituzioni e degli intellettuali che per decenni seppero girarsi dall’altra parte con una indifferenza che ha dilaniato la nostra fiducia nella volontà di verità.

Il debutto, all’apertura della stagione 2013-14, fu preceduto da polemiche, contestazioni, dichiarazioni stampa e prese di posizione. Nessuno aveva ancora visto nulla, ma tutti avevano da ridire.

A fine spettacolo il pubblico, tutto concorde, esplose in una autentica ovazione, un grido liberatorio che pareva celebrare, oltre alla bravura dell’interprete, il coraggio di riprendersi la propria storia, senza schieramenti partitici, ma con la consapevolezza del valore politico della Cultura.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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