Sabato, 27 Luglio 2024
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De-vertere: quando il divertimento è l’occasione per volgere lo sguardo altrove 

Report dalla conferenza stampa presso il Teatro Ambra Jovinelli di Roma per la stagione 2024/2025  

 

Divertimento. Questa è la parola chiave, il filo conduttore che, sull’onda dell’entusiasmo per il successo della stagione teatrale da poco conclusa - 25000 presenze registrate in più rispetto all’anno precedente, ci tiene a sottolineare con orgoglio e fiducia Fabrizia Pompilio, direttrice artistica del teatro Ambra Jovinelli - anima il nuovo cartellone proposto dallo storico teatro di Roma in occasione della conferenza stampa di presentazione per l’anno 2024-25. Sul palcoscenico, accanto alla padrona di casa elegantemente seduta su un comodo sofà rosso, è presente il cast al completo – o quasi – che scambiandosi il microfono come il testimone in una staffetta (squadra unita e compatta e, pertanto, vincente), intrattiene, incuriosisce, si diverte e allo stesso tempo diverte il pubblico in sala, solleticando l’interesse e presagendo una stagione decisamente ricca e interessante. Live Stories, questo il claim scelto per l’occasione, è il progetto di intrattenimento che con quattordici spettacoli, a partire dal 25 ottobre 2024 e fino al 13 aprile 2025, porterà sul palcoscenico del teatro romano volti noti e acclamati dal pubblico: da Roberto Saviano, che aprirà la nuova stagione il prossimo autunno con tre repliche di “Sanghenapule” (dal 25/10), diretto da Mimmo Borrelli, forse tra le proposte più poetiche e viscerali; a Valerio Mastrandrea che, in occasione della ricorrenza del ventennale con “Migliore” di Mattia Torre, uno spettacolo che definisce intenso e universale (appuntamento dal 15/01/2025 al 02/02/2025), annuncia di voler deporre il testimone di attore per sedere unicamente sulla sedia del regista. Da Silvio Orlando, attore carismatico e dalla comicità indiscussa, dedicata al pubblico in sala con generosa simpatia e piglio già durante la conferenza stampa, che, con “Ciarlatani”, penultima tra le pièce teatrali in programmazione (dal 19/03/25 al 30/03/25), porta in scena la destrutturazione del mondo moderno e l’incapacità sempre più incalzante di accogliere i propri fallimenti come possibilità di crescita; ad Amanda Sandrelli e Gigio Alberti che portano in scena “Vicini di Casa”, una commedia attuale, nella quale è facile immedesimarsi e che indaga, attraverso una lente di ingrandimento sulla vita di due coppie vicine di casa e all’apparenza contrapposte, le ipocrisie del nostro tempo, i tabù e i pregiudizi, soprattutto della sfera sessuale, che ancora oggi influenzano la quotidianità di ognuno di noi. Sempre di pregiudizi racconta “Svelarsi”, e dell’urgenza di spogliarsi da ogni vincolo sociale e culturale che, in maniera violenta, distorta e viziata impone un’unica visione e versione del mondo e del potere, quella patriarcale. In un’unica data, il 25 novembre 2024, più che uno spettacolo Svelarsi è una chiamata, un invito a porte chiuse, rivolto e dedicato esclusivamente alle donne, che vogliano cimentarsi in un esperimento di presa di coscienza e di liberazione, un lavoro di ricerca condiviso attraverso l’utilizzo delle parole e dei corpi. Sempre a novembre calca il palcoscenico dell’Ambra Jovinelli un altro nome stimato e amato dal pubblico, Stefano Fresi, diretto da Giacomo Battiato in un monologo di 90 minuti. “Dioggene” (27/11/24-08/12/24), questo il titolo, è una storia d’amore in tre atti, o quadri, scritta in italiano del ‘200 e narrata nel terzo atto in romanesco, in cui antico e moderno si mescolano per portare, oltre ogni bruttura e meschinità che la vita presenta, un messaggio di speranza, l’aspirazione che la bellezza del mondo superi ogni stortura e brutalità, oltre la stupidità che ci governa e di cui ognuno di noi rimane schiavo.

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Un dittico di Carpi e Bartok in scena al teatro Verdi dal 14 al 23 giugno 2024

 

Il teatro Verdi di  Trieste sta per chiudere la stagione con uno spettacolo che vale di essere segnalato per tempo, per poter permette agli appassionati di raggiungere una delle città italiane di maggior suggestione per assistere ad una delle proposte più raffinate dei cartelloni di quest’anno.

In una stessa serata vengono proposti due spettacoli : LA PORTA DIVISORIA’di Fiorenzo Carpi ed IL CASTELLO DEL DUCA BARBABLU’di Béla Bartók.

Si tratta di una idea coraggiosa, che rende merito alla direzione artistica  ed al sovrintendente e  che riporta dopo quarantacinque anni  Bartok nel teatro triestino dove, nel 1979, era andata in scena una serata leggendaria dedicata al compositore: in ‘Il Castello di Barbablù’, allestito con la regia di Massiroli,  cantava una quasi esordiente Giovanna Casolla, di impressionante presa, mentre in ‘Il Mandarino Meraviglioso’ il pubblico era incantato da Luciana Savignano e Mario Pistoni, anche coreografo di uno spettacolo con le scene di Luzzati.

Una occasione da non perdere, anche per l’interesse dell’accoppiata.

Il primo titolo è l’unico per cui Strehler abbia scritto un libretto, peraltro ispirato a La metamorfosi di Franz Kafka, costruito sulle tematiche dell’incomunicabilità e della emarginazione.

Un lavoro dalla genesi complessa, commissionato a Carpi da Victor de Sabata, che, nonostante fosse annunciato nei cartelloni della  Piccola Scala nelle stagioni 1956/57 e  1957/58, non vide  le scene fino a due anni fa, quando   la partitura, completata da Alessandro Solbiati, venne messa in scena a Spoleto.

Un lavoro articolato, sperimentale, con citazioni atonali e dodecafoniche, che bene da’ voce all’eterogeneità artistica dell’Italia degli anni Cinquanta, nella quale maturarono le provocazioni di  Manzoni e la poesia di Fontana, l’immobilità metafisica delle bottiglie di Morandi e la coraggiose sperimentazione del  Mac, con il geniale apporto di Bruno Munari.

A Trieste arriva lo stesso allestimento, per direzione, voci, scene e regia, di Spoleto, ovvero quello della prima mondiale del lavoro, che ha visto il coinvolgimento del regista Giorgio Bongiovanni, dello scenografo Andrea Stanisci e della costumista Clelia De Angelis.

Uno spettacolo coinvolgente, ricco di rimandi e di tensione, una occasione preziosa per conoscere una pagina musicale interessante e quasi inedita, interpretata dai cantanti che hanno dato vita, con bravura, per la prima volta ai personaggi.

Molto stimolante la proposta dell’accostamento con ‘Il Castello di Barbablù’, in lingua originale. 

L’idea di un atto  di musica così intensa, coinvolgente, con un testo in ungherese spaventerebbe chiunque, ma qui interviene una azione quanto mai meritoria della direzione del teatro: invitare una terna di artisti autentici, capaci di cogliere  il senso profondo della partitura e di trasformare le sensazioni descritte in gesti, movimenti, dinamiche drammaturgiche: il regista Henning Brockhaus, il costumista Giancarlo Colis e la coreografa Valentina Escobar.

Quello che ci aspetta è un lavoro costruito su differenti livelli di lettura sensoriale.

Una autentica performance a più piani: la musica, diretta come per ‘La Porta Divisoria’ da Marco Angius, il canto affidato alle voci, tenebrose, di Andrea Silvestrelli e di Isabel De Paoli, la performance visiva, la danza.

Brockhaus, che con Colis firma anche le scene, è un Maestro del teatro. Figura di grande esperienza, ha realizzato sempre spettacoli di grande presa , intensi, scavati nella loro essenza più profonda. Mai scontato o banale, riuscirà sicuramente  a trovare una chiave di lettura interessante ed in ogni caso poter assistere ad un nuovo lavoro, inedito, del regista è un’occasione da non perdere: siamo davanti ad uno dei veri grandi Maestri del teatro contemporaneo, di luminosa coerenza e di grande spessore intellettuale ed il fatto che abbia accettato un lavoro così di nicchia ne dimostra ancora una volta la passione  e la raffinatezza.

Certamente innovativa l’idea di inserire un gruppo di ballerini e mimi che, quasi come un coro greco ed echeggiando le streghe di ‘Macbeth’,  raccontino con i gesti le sensazioni della musica, il senso dei brani cantati, diano forma alla lotta fra terra e cielo, fra poesia e crudeltà.

Quello che vedremo non sarà la storia che ci hanno raccontato nell’infanzia, ma un racconto intenso, maturo, spietato, in un dialogo fra canto e dramma.

Era necessario che questi movimenti fossero in perfetta sintonia con la chiave di lettura registica e questo viene assicurato dalla presenza di Valentina Escobar, che ha partecipato a tanti lavori del Maestro, dimostrando una intesa profonda, intensa ed una grande raffinatezza e profondità.

Nella sua coreografia, l’animo di Judith e di Barbalù prenderanno le forme dei corpi dei ballerini e poco importa che le parole siano suono più che significante: come in un quadro astratto le sensazioni animeranno il cuore di chi guarda, in un viaggio, duro ed al tempo stesso magico, che sublima i contrasti, le tensioni, i simboli, che sono dominanti senza essere autoreferenziali.

Questo spettacolo promette di essere una di quelle occasioni raffinate che sarebbe un peccato perdere, non una semplice rappresentazione ma quasi una sorta di rito arcano, che celebra la vita nella sublimazione della fatica  del viaggio terreno, nell’esaltazione delle tensioni, nelle ferite dei contrasti.

Naturalmente proporremo la recensione dello spettacolo, ma non segnalare l’opportunità di essere parte di questo evento sarebbe stata una trascuratezza verso il pubblico  cha ama gli spettacoli meno scontati ed il grande teatro.

 

Gianluca Macovez

5 giugno 2024

 

informazioni

LA PORTA DIVISORIA/ IL CASTELLO DEL DUCA BARBABLU’

LA PORTA DIVISORIA

di Fiorenzo Carpi

completamento di Alessandro Solbiati

Unico libretto d’opera di Giorgio Strehler da La Metamorfosi di Franz Kafka e su commissione di Victor de Sabata

Prima esecuzione assoluta: Spoleto, Teatro Caio Melisso, 2 settembre 2022

Maestro Concertatore e Direttore MARCO ANGIUS

Maestro Concertatore e Direttore MARCO ANGIUS

Regia  GIORGIO BONGIOVANNI

Scene  ANDREA STANISCI

Costumi  CLELIA DE ANGELIS

Luci  EVA BRUNO

Allestimento del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”

Personaggi e interpreti

Gregorio DAVIDE ROMEO

Padre di Gregorio  ALFONSO MICHELE CIULLA

Madre di Gregorio  SIMONE VAN SEUMEREN

Sorella di Gregorio  ANTONIA SALZANO

Il gerente/Secondo pensionante  DAVIDE PERONI

Primo pensionante/Terza voce di Gregorio  ORONZO D’URSO

Seconda domestica/Seconda voce di Gregorio  FEDERICA TUCCILLO

Terzo pensionante  GIORDANO FARINA

Prima domestica  CLAUDIA FLORIS

 

IL CASTELLO DEL DUCA BARBABLU’

di Béla Bartók

Opera in un atto su libretto di Béla Balázs

Prima rappresentazione: Budapest, Opera di Amburgo, 24 maggio 1918

Ed. Musicali: Universal Edition

Maestro Concertatore e Direttore MARCO ANGIUS

Regia e luci HENNING BROCKHAUS

Scene HENNING BROCKHAUS/GIANCARLO COLIS

Costumi  GIANCARLO COLIS

Coreografie VALENTINA ESCOBAR

Nuovo Allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

Personaggi e interpreti principali

Il duca Barbablù  ANDREA SILVESTRELLI

Judith, sua moglie  ISABEL DE PAOLI

Un bardo  MAURIZIO ZACCHIGNA

 

In scena il 14,15, 16, 21, 22,23 giugno 2024 l teatro Verdi di Trieste.

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Narni Città Teatro 2024, dal 13 al 16 giugno 2024

 

Location d’ effetto per la conferenza stampa di Narni Città Teatro 2024, i giardini botanici del Vivaio Le Mura, nel pieno centro di Roma, a due passi da Caracalla, un angolo di paradiso e natura per presentare la rassegna che quest’ anno, non a caso, ha come titolo “Sogni Sospesi”. Immergersi in un sito del genere, in effetti ci porta in una dimensione onirica da cui è difficile uscire. La manifestazione che quest’anno che si terrà il dal 13 al 16 giugno vede ancora una volta alla direzione artistica Davide Sacco e Francesco Montanari, coppia oramai affermata nel panorama teatrale italiano. La proposta artistica è assai allettante e ci pare che ci sia una volontà seppure non esplicita di tracciare un filone pedagogico; così  come conferma Montanari (“Un percorso che è venuto naturalmente, quasi non cercandolo”), vedi la presenza di Davide Iodice, con il suo nuovo lavoro Pinocchio, lo spettacolo Amen, tratto da un testo di Massimo Recalcati, la presenza di Roberto  Vecchioni e non ultimo il Viaggio dell'Eroe interpretato proprio da Tommaso Montanari.

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Domenica 24 marzo alle ore 11.30 inizia la rassegna “Parole Note”. Quattro matinée tra teatro e musica, tra “parole” e “note”.  Il primo appuntamento è con Sconcerto del duo Blastula.scarnoduo ovvero Cristiano Calcagnile (batteria, percussioni, table guitar) e Monica Demuru (voce, vocal-effect, kalimba). Il duo ha posto, nella pratica sempre nuova dell’improvvisazione, le basi delle loro creazioni di teatro musicale: Sconcerto, nuova produzione del duo, è una immersione nella dimensione concertistica meno narrativa e lineare.

Il programma di “Parole Note” comprende anche David Riondino e il suo Fermata provvisoria (7 aprile). L’artista toscano raccoglie in questo Recital, che si aggiorna continuamente, il suo repertorio portatile di narratore, cantautore e autore, costruito con il materiale tratto dalle sue numerose apparizioni in TV, in radio e dalle pubblicazioni editoriali e musicali. In forma di ballate, poemetti, aneddoti, L’eclettico Riondino si trasforma in una sorta “Aedo Contemporaneo” e canta l’epica dei nostri tempi caratterizzati dall’essere in una “Fermata Provvisoria” metafora opportuna del continuo smarrimento a cui siamo sottoposti quotidianamente.

Il terzo appuntamento è con Gioia Salvatori accompagnata dalle musiche dal vivo di Simone Alessandrini in Di Ridere Di Piangere Di Paura (14 aprile). Lo spettacolo è una matinée di poesia in una forma tutta storta come la vita, il tentativo di percorrere attraverso i versi e la musica gli impacci che ci attraversano provando a saltarci in mezzo come si può. Lagnazioni, scrosci dei sentimenti e tutta la scalata dei nostri disagi primi e ultimi, sospiri e altri grossi inconvenienti dello stare al mondo. E ogni tanto poi, anche un po’ ridere.

Ultimo spettacolo della rassegna è quello con Ivan Talarico e Daniele Parisi in Gastrofobie (28 aprile), uno spettacolo di monologhi, canzoni, omissioni e imbarazzi gastrici. Dentro c’è tutto quello che non si riesce a digerire: realtà, immaginazione, vita, morte e soprattutto miracoli. Le inquietudini di Ivan Talarico e Daniele Parisi verranno portate in scena da due sosia, volgari imitatori. Nel frattempo gli originali saranno nascosti al sicuro, nell’attesa che passi quest’epoca sciagurata.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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