Giovedì, 01 Maggio 2025
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Recensione di Natale in casa Cupiello, al teatro Argentina dal 3 dicembre al 1 gennaio. In scena in occasione del 30esimo anniversario della morte di Eduardo, produzione Teatro di Roma.

Natale in casa Cupiello come non lo avete mai visto. Questo è sicuro. Uno stravolgimento, quello messo in atto da Antonio Latella, che lascia il pubblico diviso fra scettici, contrari e favorevoli.

All’apertura del sipario l’unico protagonista è il testo. Gli attori danno le spalle al pubblico. Tutti tranne il protagonista Luca che per tutto lo spettacolo muove freneticamente la mano per scrivere nell’aria quanto viene detto impersonando così l’animo artistico di Eduardo. Al centro del palco un’immensa stella Cometa. Nessuna scenografia. Solo gli attori che, ad occhi chiusi, “recitano” (leggono) il loro copione e man mano che il loro personaggio entra in scena aprono gli occhi, non per prender vita, ma solo per far vedere di esser qualcosa in più di un mero megafono latelliano.

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Norimberga è una città della Germania famosissima per i giocattoli, le bambole e i fantocci che spedisce a casse piene in tutti gli altri paesi del mondo: per questo i bambini di Norimberga sono i più felici della terra…

(A. Dumas – incipit de Lo Schiaccianoci)

 

La semplice e pura favola natalizia - frutto dell’attenta revisione  del maestro Alexandre Dumas padre – le arie indimenticabili e magiche di Čajkovskij, la sublime perfezione che si tramuta in grazia ed eleganza del corpo del Balletto di Mosca “La Classique”: tutto questo è un sogno ad occhi aperti, accompagnato melodicamente da passi leggiadri e soavi in punta di piedi; tutto questo è Lo Schiaccianoci.

«La nostra scelta è quella di mettere in scena balletti classici esattamente come apparirono nella loro produzione originale: d’altra parte il nome stesso della compagnia lascia intendere che ci atteniamo alla lunga e importante tradizione russa relativa alla danza classica».

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"Il poliziesco realistico era un sottogenere che si era inventato lui, proprio in quell'articolo (Raymond Chandler) [...] il capoclasse della scuola dei duri, attribuendogli  (a Dashiell Hammett) il merito di aver tolto il delitto dal vaso di cristallo del poliziesco all'inglese, per buttarlo in mezzo alla strada, in restituzione alla gente che lo commette per ragioni concrete e non semplicemente per fornire un cadavere a dei lettori oziosi"

 

(Oreste Del Buono,dal saggio "Il diabolico Marlowe" postfazione alla sua traduzione del "Grande sonno" di Raymond Chandler)

                                 

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Recensione dello spettacolo “la vita che ti diedi”, in scena al Teatro Quirino.

Una morte, quella di un figlio, segna l’esistenza di una madre, Donn’Anna Luna, che sarà divisa fra l’accettazione e il rifiuto della scomparsa. Questa tragedia di Pirandello, scritta per Eleonora Duse, come lui stesso affermò in una lettera è uno dei suoi scritti più profondi e duri. Si parla di uno dei temi più laceranti nella vita di una persona, la perdita di un figlio è qualcosa che sembra innaturale, fuori dagli schemi, da rifiutare a priori quindi.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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